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venerdì 21 maggio 2010

Il restauro dei locali ferma l’accertamento da studi di settore



Scostamento motivato, non è gestione diseconomica

I lavori di ristrutturazione dei locali in cui si svolge l’attività commerciale impediscono una normale gestione dell’azienda: si tratta di una circostanza di cui non si può non tenere conto nel valutare se è motivato o meno lo scostamento tra i risultati dichiarati dal contribuente e le risultanze dello studio di settore.

Lo ha precisato la terza sezione della Commissione tributaria provinciale di Milano nell’accogliere il ricorso di un contribuente (con attività di ristorante, trattoria, pizzeria) cui l’Ufficio, a seguito dell’applicazione degli studi di settore, aveva accertato un maggior reddito imponibile e maggiori imposte IRPEF, IRAP, IVA e contributi INPS. Secondo l’Ufficio, i risultati dichiarati dal contribuente apparivano antieconomici, in quanto a fronte di ricavi visibilmente più bassi vi erano costi alti, molto simili a quelli dichiarati negli altri anni.

La CTP Milano ha tuttavia confermato l’operato del contribuente, che già in sede di contraddittorio aveva evidenziato che i ricavi dell’annualità accertata erano stati influenzati dai lavori di ristrutturazione che avevano interessato i locali ove veniva svolta l'attività commerciale: la situazione di restauro dei locali non ha di fatto consentito una normale gestione e, tale circostanza, va presa in considerazione ai fini di decidere.

Lo scostamento delle risultanze dello studio di settore risulta essere stato, a giudizio del Collegio, più che motivato, non integrando così lo stesso l'ipotesi di gestione diseconomica (fondamento dell'accertamento con il metodo dello studio di settore).

Di fronte alla contestazione di gestione diseconomica (differenza tra dichiarato e risultanze da studi di settore), la Corte di Cassazione ha esplicitato il principio che il fisco debba innanzitutto verificare se la condotta del contribuente sia effettivamente irrazionale. Nella fattispecie, affrontare un periodo di minor ricavi per migliorare, ristrutturare e adeguare i locali della propria azienda non dovrebbe potersi ritenere irrazionale, soprattutto quando porti ad un incremento di ricavi successivi.

Neppure dunque si può parlare di risultati abnormi o contrari al senso comune: il contribuente ha tenuto un comportamento più che razionale, credibile, non producente risultati contrari al senso comune, ma solo necessitato dalle reali condizioni di gestione dell'attività.
(Commissione tributaria provinciale Milano, Sentenza, Sez. III, 17/05/2010, n. 203)
tratto da www. ipsoa.it

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