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sabato 2 febbraio 2013


Auto in leasing, mancato pagamento delle rate e mancata restituzione del mezzo

Il mancato pagamento delle rate di leasing di un’automobile e la mancata restituzione del bene
nonostante sia pervenuta una intimazione di immediata  restituzione, configura senza dubbio
alcuno  il  reato  di  appropriazione  indebita. Così  la  Corte  d’Appello  prima  e  la  Corte  di
Cassazione  poi  (  sent.  18  gennaio  2013,  N.  2684)  individuano  la  fattispecie  penale  del
comportamento non diligente del contraente. Secondo i supremi giudici – che hanno esaminato
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il ricorso prodotto dall’imputato -  la Corte di merito ha compiutamente individuato gli elementi
del  reato  di  appropriazione  indebita  nella  condotta  tenuta  dallo  stesso  dopo  aver  ricevuto
l’intimazione  di  immediata  restituzione  del  mezzo,  ritenuto  coscientemente  dopo  che  l’altro
contraente  aveva  azionato  la  tutela  della  risoluzione  contrattuale,  con  ciò  manifestando
inequivocabilmente  l’intenzione  di  porre  termine  al  rapporto  di  diritto  civile.  La  Corte
territoriale ha affermato, infatti, che la condotta appropriativa è consistita nella ritenzione del
mezzo, pur dopo la restituzione del contratto di leasing e la ripetuta richiesta di restituzione e
che la circostanza di aver trovato il mezzo, concesso in locazione finanziaria, nella disponibilità
del  prevenuto  non  costituisce  sintomo  dell’assenza  della  volontà  di  appropriazione,  non
essendo  necessario,  per  dar  prova  dell’elemento  soggettivo  del  reato,  che  si  dimostrino
ulteriori condotte da parte del soggetto agente volte a rendere impossibile o più difficoltoso il
rinvenimento del bene altrui.
La pronuncia della Corte di merito è aderente alla giurisprudenza della  suprema
Corte  che,  in  merito  alla  fattispecie  concreta  di  ritenzione  di  un  autoveicolo,utilizzato  uti  dominus  nonostante  la  risoluzione  del  contratto  di  leasing  e  la  richiesta  di
restituzione dell’autoveicolo ricevuto in leasing, ha, costantemente, ritenuto che l’interversione
del possesso sussiste anche in caso di mera detenzione qualificata, consistente nell’esercizio
sulla cosa di un potere di fatto esercitato al di fuori della sfera di sorveglianza del titolare . Il
ricorso è stato pertanto rigettato.
fonte. www.ancl.it

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