Visualizzazioni totali

martedì 20 luglio 2010

Studi di settore, il mero richiamo ai parametri non ferma l'accertamento



Salvo il diritto alla difesa del contribuente

L'Ufficio può motivare l'accertamento sulla sola base dell'applicazione degli "standards", dando conto dell'impossibilità di costituire il contraddittorio con il contribuente - nonostante il rituale invito - ed il giudice può valutare, nel quadro probatorio, la mancata risposta all'invito.

Lo ha ribadito la Corte di Cassazione, che - con l'ordinanza n. 15909 depositata lo scorso 6 luglio - ha accolto il ricorso proposto dall'Agenzia entrate contro la sentenza di secondo: i giudici di seconde cure, nel respingere l'appello dell'Amministrazione finanziaria, hanno affermato che il richiamo sic et simpliciter ai parametri non è sufficiente a motivare l'accertamento, in quanto, non risultando nell'atto indicato il motivo dello scostamento contabile, il contribuente sarebbe leso nel proprio diritto di difesa.

Al riguardo, l'Agenzia ritiene che la CTR avrebbe erroneamente annullato l'accertamento del maggior reddito non ritenendo sufficiente il richiamo ai "parametri" nè necessaria alcuna prova contraria del contribuente debitamente invitato in via amministrativa a contraddire con l'ufficio tributario.

Tale tesi viene confermata dalla S.C., secondo cui "la procedura di accertamento tributario standardizzato mediante l'applicazione dei parametri o degli studi di settore costituisce un sistema di presunzioni semplici, la cui gravità, precisione e concordanza non è determinata ex lege dallo scostamento del reddito dichiarato rispetto agli standards in sè considerati, ma nasce solo in esito al contraddittorio da attivare obbligatoriamente, pena la nullità dell'accertamento, con il contribuente. In tale sede, quest'ultimo ha l'onere di provare, senza limitazione alcuna di mezzi e di contenuto, la sussistenza di condizioni che giustificano l'esclusione dell'impresa dall'area dei soggetti cui possono essere applicati gli "standards" o la specifica realtà dell'attività economica nel periodo di tempo in esame, mentre la motivazione dell'atto di accertamento non può esaurirsi nel rilievo dello scostamento, ma deve essere integrata con la dimostrazione dell'applicabilità in concreto dello "standard" prescelto e con le ragioni per le quali sono state disattese le contestazioni sollevate dal contribuente. Tuttavia, l'esito del contraddittorio non condiziona l'impugnabilità dell'accertamento, potendo il giudice tributario liberamente valutare tanto l'applicabilità degli "standards" al caso concreto, da dimostrarsi dall'ente impositore, quanto la controprova offerta dal contribuente che, al riguardo, non è vincolato alle eccezioni sollevate nella fase del procedimento amministrativo e dispone della più ampia facoltà, incluso il ricorso a presunzioni semplici, anche se non abbia risposto all'invito al contraddittorio in sede amministrativa, restando inerte. In tal caso, però, egli assume le conseguenze di questo suo comportamento, in quanto l'Ufficio può motivare l'accertamento sulla sola base dell'applicazione degli "standards", dando conto dell'impossibilità di costituire il contraddittorio con il contribuente, nonostante il rituale invito, ed il giudice può valutare, nel quadro probatorio, la mancata risposta all'invito".
(Cassazione civile Ordinanza, Sez. Trib., 06/07/2010, n. 15909)
Fonte www.ipsoa.it

Nessun commento:

Posta un commento